lunedì 17 dicembre 2012

De vulgari aqua

Dopo aver installato finalmente la stufa, mancava ancora un piccolo passo all'evoluzione dell'Albavilletta in una casa vera e propria: l'acqua calda.
La famigerata scoperta dell'acqua calda a quel tempo non era ancora avvenuta.

Fu così che decidemmo di concentrarci sull'ammodernamento della zona sanitaria.
Infatti il nostro bagno giaceva in condizioni pietose: il povero lavandino aveva l'aspetto di uno di quei grandi lavabo che si trovano nei campeggi, sventrati da anni e anni di posate scagliate violentemente dai campeggiatori sfiancati dal sole; le piastrelle erano ricoperte da un ostinato strato di lerciume, il piatto doccia pareva una deliziosa raclette dimenticata sulla tavola dopo una lauta cena.
Per anni.

Mastro Geppetto cominciò così il suo intervento di rifacimento del bagno, segnando così altri numerosi punti sul suo schifezzometro.
Anzitutto mi avventai con doloroso sforzo sul lavandino, tirando, torcendo, svitando e imprecando in modi usuali e ben conosciuti. Con un'estrema dose di forza (o una forte dose di estremità) riuscii a svellere le tubature solo per scoprire che al loro interno giacevano un cucchiaino e alcuni tappi di plastica che ne impedivano la disintallazione.
"Uh, che cosa curiosa" pensai "per fortuna il peggio è passato"
Che sciocco ero a pensare una cosa del genere!
Il peggio infatti doveva ancora venire...



Dopo aver defenestrato lavandino e relativa colonna, mi dedicai alla costruzione del mobiletto del bagno che avrebbe sostenuto il mini-lavello. Le istruzioni ikea ormai non avevano più segreto per me: in un batter d'occhio la struttura era assemblata e perfettamente tassellata contro il muro.



Passai così al montaggio del nuovo raccordo dei tubi di scarico, sigillando con del pastoso silicone bianco ogni singola fessura che mi si parava innanzi.
Un notevole passo avanti!


Tutto troppo bello.
Tutto troppo facile.
Dannatamente facile.
Spostandomi di qualche centimetro, cominciai a valutare la possibilità di lasciare il bidet dov'era, forse intuendo la presenza della mefitica belva che si celava al suo interno.
Dovete sapere che i bidet (anche a detta di un professionista che introdurrò tra poco), sono delle brutte bestie, ma brutte brutte brutte eh?
Sgocciolano sempre, sgocciolano ovunque, da ogni anfratto o fessura.
Taluni, si dice, trasudino anche.

"Ma si, tutte storie, ormai ne ho fatte di ogni" pensai ingenuamente.

Ebbene, il bidet sulle prime ebbe la meglio, più volte mi mise in ginocchio, finchè almeno non riuscii a stanarlo con del fumo, così come si fa con le api.
Imprecando in modo inusuale, lo sradicai dalla sua (ormai) naturale sede scagliandolo oltre la piccola soglia del bagno.
Per evitare fuoriuscite, subito lo rimpiazzai con il nuovo sanitario: ergonomico, bianco, in offerta.
Ed è qui che inizia il divertimento...

Per un momento abbiamo pensato di lasciarlo lì...
Il set di tubi in plastica si rivelò ben presto una ciofeca, facendomi solo perdere tempo ed energie per comprendere come mai l'acqua si ostinasse a sprizzare in ogni direzione, sfidando talvolta la stessa forza di gravità.
Dopo un'acuta osservazione notai che i tubi, essendo di plastica, tendevano a deformarsi sotto gli effetti delle possenti forze esercitate dalle chiavi inglesi. Motivo per cui l'acqua, fluido bastardo, si insinuava in ogni fessura, creando così mari e laghi che sarebbero stati cantati da Valerio Scanu negli anni a venire.

L'intervento del nostro fidato idraulico (che qui sotto vediamo in una foto di repertorio) si rivelò particolarmente utile, non solo per l'installazione del boiler, ma anche per l'iniziazione dei giovani albavillettesi alle vie dell'idraulica professionale.


Il fidato Paulin ci portò tutto il necessaire per una corretta installazione del bidet con annesse istruzioni, istruzioni che sono state rigorosamente seguite finchè Mastro Geppetto non ha deciso di fare di testa sua e di utilizzare una serie di composti chimici fortemente tossici e vietati dalla legge per sigillare ogni anfratto.
Bidet 5 - Geppetto 1
Almeno il goal della bandiera concedetemelo!

Mentre la zia Erica si dilettava in attività a lei consone...

Uh, c'è anche la dispensina azzurra

...il piccolo Geppetto si ritrovava a fare il trapezista tra le fughe delle piastrelle, alla ricerca del punto migliore in cui fare l'ennesimo foro per fissare i pensili.




Finalmente possiamo dire anche noi di aver scoperto l'acqua calda.
E soprattutto, godercela...





ps.
Abbiamo anche una lavatrice, non potrete più dire che puzziamo!

mercoledì 7 novembre 2012

Burn, baby, burn!


Agli inizi del Novecento l'armatore americano John Pierpont Morgan, con la sua società International Mercantile Marine Co., cominciò a finanziare la costruzione di uno dei più maestosi e tristemente famosi transatlantici di sempre: il Titanic. O Taitanic, per i puristi anglofoni.
L'idea era quella di realizzare un mezzo che potesse competere con il Lusitania e il Mauretania, i più lussuosi e prestanti transatlantici dell'epoca. Il Titanic avrebbe così rappresentato la più importante manifestazione del potere umano sulla natura e di alcuni uomini su altri uomini.



In seguito alla Rivoluzione industriale e alla scoperta della potenza del vapore, il mondo non fu più lo stesso: ora era possibile spostare grandi masse, drenare le miniere di carbone dall’acqua, realizzare i motori che avrebbero portato in seguito all'invenzione dell'automobile.
Infine, divenne possibile riscaldare le Albavillette.
Proprio così signori, riscaldare le albavillette.
"Peeeellet!Peeeellet! Ci serve altro pellet! Forza scansafatiche!"
Avete capito bene. Perché fino ai primi di ottobre la nostra cara casina non possedeva ancora un mezzo riscaldante, motivo per cui la vita s’era fatta fin troppo difficile.
"Coza cientra tuta questa storja del Taitanic?"
Direte voi, con quel fare barbino alla Dan Peterson che tanto vi piace.
Probabilmente nulla.
O forse tutto.
Fatto sta che mentre il cantiere navale proseguiva la costruzione dell’imponente transatlantico, tra una rivetta e l’altra una piccola fabbrica italiana, chiamata Eva Calòr, cominciò la sua avventurosa avventura nel mondo delle stufe a pellet.

Proprio così signori, stufe a pellet.
"Peeeellet!Peeeellet!"
I più assidui lettori ricorderanno come l'idea della caldaia a gas fosse stata abbandonata sia per una questione economica, sia per il mio trasferimento a Bologna, fatto che avrebbe reso insensato un investimento elevato sapendo che ci saremmo goduti la casa solo un paio di giorni nel weekend.
Tenendo conto che l'Albavilletta non si misura in metri quadri, ma in pollici, Abbiamo così optato per  la più modesta delle stufe a pellet che siamo riusciti a trovare.
Eccola qui:


Anita è il suo nome.
Una mangia-pellet da 6 kW nominali, possibilità di installazione sia con scarico superiore che posteriore, tubo di uscita fumi di diametro 80 mm e vetro temprato anteriore. Estetica rossa fiammeggiante, rifiniture in antracite e piedini regolabili. 90 cm di pura infernale malvagità e capienza totale di 13, dico, 13 kg di pellet. Garanzia ITALIANA originale del produttore 24 mesi, ai sensi DL 24/02.
Tradotto con uno slogan alla Steve Jobs:
"In mutande anche d'inverno"

L'unico inconveniente è che pesa. Pesa parecchio la dannata.
Ci voglio altre due braccia forti e pelose. Pelose e solitarie (così siamo certi siano disponibili!)
Solo una persona presenta i requisiti.
Babbu.


Lo passo a prendere a casa, salvandolo da un pomeriggio di rinite allergica passato a zappare l'erba.
Lo installo sul sedile posteriore mentre due forzuti addetti del Brico Center caricano nel bagagliaio la nostra panciuta Anita.
Arrivati in quel d'Albavilla, sfondiamo il portone di legno della corte con l'auto e parcheggiamo perfettamente con una derapata sui sassi arsi dal Sole. Sarà l'influenza di Anita, ma l'atmosfera si sta facendo rovente.
Indossati i guanti e fatto il necessario riscaldamento per i muscoli lombari, Babbu e io trasciniamo la stufa su per le scale fin dentro l'Albavilletta, con meno fatica di quanto ci saremmo aspettati.
Anita viene prontamente spogliata della veste di cartone che la ricopriva, dal momento che non le metteva per niente in risalto i fianchi.
Ed eccola lì: nuda, rovente, pronta a riscaldare i nostri freddi e flaccidi corpi con il calore della sua anima.
La posizioniamo e bon.


Passa l'estate. Gli anticicloni lasciano spazio alle fresche brezze autunnali. Ma come ogni anno il passaggio di stagione non è graduale, ma repentino.
"Dobbiamo tubare Anita e chiamare il collaudatore prima che giunga l'inverno!" esclama Erica con un brrrrivido.
"Oibò!" dice Mauro.

E fu così che Mastro Geppetto si fiondò prontamente su una scala che sicuramente aveva visto tempi migliori, imprecando, bucando, tassellando, cadendo, avvitando, appendendo e completando finalmente l'installazione dei tubi di scarico.

Chiamato il collaudatore, per la modica cifra di 70€ questo fu l'effetto finale:


Proprio così signori:
Burn, baby, burn!

lunedì 24 settembre 2012

Ritorno all'Ikea - parte 1

E' giunto il momento!
Dopo pulizie, imbiancature, impianti elettrici, rivestimenti e opere di muratura…
il momento tanto atteso…
il sogno di ogni giocatore di The Sims…
il senso stesso del comprare una casa…
l'attività più consigliata dai dietisti...
finalmente…

Si inizia ad arredare!

In progetto già da tempo, prenotiamo Grande Puffo con il suo capiente furgone per andare a razziare i magazzini del colosso svedese.
Ci alziamo presto, colazione leggera, scarpe comode e subito via alla volta di Carugate, desiderosi di dare fondo alle nostre carte di credito.
Lista pre-compilata in una mano, carrello metallico nell'altra.
Nulla ci può fermare.

Forse solo mio padre, il quale si ferma ad osservare estasiato le sedie da ufficio.
"Padre, presto! Sennò non riusciremo a montarlo!"
"Montare cosa?"
"Lo vedrai…"
"Ma voglio cambiare la sedia che hai in camera! Quale scegliamo?"
Mi volto valutando a caso la prima cosa che mi capita a tiro.
"Perfetto, compriamo questa. Ora andiamo"

Svelti, leggeri, ci sdraiamo sui materassi in poliuretano espanso, provandoli con doghe, senza doghe, memory foam, a molle, ad acqua, ammortizzate e non. Scegliamo il più comodo e ripartiamo.
Troviamo delle cassettiere "Sono della misura giusta?" Si, perfetto! Nel carrello.
Ecco, dietro l'angolo, il mobile angolare della cucina (dove altro poteva essere?)
Oh tò, un billy.
"Prendiamo anche questa?"
Massì!

E subito, lesti come gazzelle, saltiamo di qua e di là alla ricerca delle corsie e degli scaffali giusti, come se stessimo giocando a tombola e ci mancasse soltanto un numero per poter gridare…

"ECCOLO!"

Restiamo in adorazione per qualche secondo.
Due pacchi, 75 chilogrammi di legno, 2 metri di lunghezza, la vernice nera, come la notte più scura.
"Se l'é quel rob qui?" sentenzia Grande Puffo, ignaro di aver appena distrutto la magia.
"Questo, padre... è un letto soppalcato, porta rispetto"
"Bah…"
Lo scetticismo dell'anziano patriarca blu ci scivola addosso come l'olio nella padella antiaderente che ancora non abbiamo comprato.
Tutta la nostra vita all'interno dell'Albavilletta ha ruotato attorno al giorno in cui avremmo avuto un possente letto soppalcato.
Ed ora stiamo per realizzare il nostro sogno.

Il mitico carrellino porta tutto

Carichiamo velocemente i pacchi sul carrello.
"Mancano le sedie", non è un problema, torneremo.
Paghiamo con carta di credito ikea, rimandando il pagamento con bollettino a fine mese (3 giorni dopo): non bisogna rovinare il momento sporcandosi le mani con il vil denaro.
Veloci sulla rotta per l'Albavilletta.
Ma, accidenti! C'è coda al casello!
Estraggo il bancomat e ordino: "Grande Puffo, dirigiti da quella parte!"
"Ma non ho il telepass"
Si, ma io ho il bancomat, cappero!
Nulla ci può fermare.

Forse solo la mole dei pacchi.
Con sforzi disumani portiamo tutto dentro la nostra beneamata casina: come sembra grande ora che è piena di roba!
Tardi è per montare tutto.
Ma a noi interessa solo Lui, il letto a soppalco. Dobbiamo montarlo, costi quel che costi!


Grande Puffo e Mastro Geppetto

Erica, Grande Puffo e Mastro Geppetto, un trio che anche il Milan dei Tre Tulipani invidierebbe:
la prima si fa male a stare in piedi, il secondo convive con un'ernia da anni e il terzo è ben rinomato in tutto il comasco per la sua schiena di vetro.
Nulla ci può fermare.


La via crucis con il materasso arrotolato

Forse solo la miriade di pezzi neri sparsi sul pavimento.
Le istruzioni spuntano fuori timidamente dalla scatola e subito mostrano l'incastro di pezzi pressoché identici, diversi solo per un minuscolo foro 2 centimetri più in basso di altri.
I forum pullulano di minacciosi "è il mobile più difficile da montare dell'ikea" e di poco rassicuranti "attenzione ai crolli improvvisi".


Il problema... è discernere

Nulla ci può fermare.
Forse solo la mancanza di attrezzi.
Ma tre cristiani, sei braccia e un poco di cervello aiutano a districarci e ad incastrarci nelle torbide procedure di montaggio.
In quattro e quattr'otto, quarantaquattro in fila per sei col resto di due (viti) e molteplici tasselli dopo…
il lavoro è concluso.
Ammirate le meraviglie della natura...


La sola vera moglie di Mastro Geppetto

La via crucis prosegue con la crocifissione

Come dicevamo?
Ah si...
Nulla ci può fermare.


giovedì 13 settembre 2012

And the Pulitzer goes to...

Toc toc
"C'è nessuno?
Permesso..."

...

L'Albavilletta è vuota
Solo un paio di scatoloni qua e là con qualche oggetto in attesa di essere smistato
e un indelebile profumo di felce azzurra all'ingresso.
"Abbiamo sistemato l'impianto elettrico, potremmo incredibilmente iniziare a metterci anche qualche altro mobile"
"Già, forse dovremmo solo dare una pulitin..."

Non l'avesse detto!

sgratt sgratt sgratt SGRATT SGRATTTTTRIIIIIIIIIIN!!!

Restiamo immobili per un istante.
"Il campanello! E' lei! Presto!
Raccogli quelle briciole, spalanca le persiane, dì una preghiera!"

Apriamo la porta.
Non facciamo in tempo a salutare che già le scarpe si trasformano in pattìne,
guanti in lattice usa e getta compaiono alle nostre mani,
i nostri arti mutano in appendici studiate per spazzolare ogni superficie.
Milioni di anni di evoluzione svaniscono così, in un secondo, per diventare poco più che macchine progettate con l'unico scopo di far brillare. Tutto.

La suocera è tornata!
Subito operativa, non perde un istante.
Si fionda su quel poco che c'è in casa e lo accatasta in un angolo, così ha campo libero.
Fiuta il sacco dei detersivi, ad occhi chiusi estrae quello che cerca.
Prende un secchio e mescola sapientemente tutti gli ingredienti.
Lo sporco ostinato ha le ore contate.
Gliele ha contate lei, per risparmiare tempo.
"Questa casa brillerà" qualcuno sostiene abbia sussurato.

sgrattsgrattsgrattsgrattsgrattsgrattsgrattsgratt...sgratt.

Notando l'entusiasmo della madre, la figlia non vuole certo sfigurare e matura così una forza sovraumana mentre con teneri sbuffi di vapore bollente punisce (si, punisce!) tutte le fughe delle piastrelle.
Da notare anch'ella, la gioia perversa sul volto.



In tutte quel trambusto, il piccolino di casa si difende come può e corre a nascondersi laddove nessuno può disturbarlo.

Da notare la pulizia minuziosa a cui è stata sottoposta la tazza.
Vi si può letteralmente mangiare. Ma non lo faremo.

Mastro Geppetto, consapevole dei rischi che avrebbe corso frapponendosi tra madre/suocera e figlia/fidanzata, ha ben pensato di osservare il match dalla distanza e di dedicarsi ad attività prettamente mascoline, quali il taglio della piastrella e il lancio del martello.
Come afferma il detto: "Fra madre e figlia c'è un bel parapiglia"...

In genere sono più foto-igienico...

Infaticabile, la nostra elegantissima suocera si accanisce contro ogni anfratto, tormentando ogni acaro che le si para davanti.

La gioia sul volto mentre la mano sgratteggia a velocità inumane

Il pomeriggio scorre veloce.
Il caldo opprimente non dà tregua,
ma le due donne bolognesi, temprate da generazioni e generazioni di tortellini in brodo al 15 di agosto, non accusano minimamente la fatica.
Mastro Lindo è stato rinvenuto con le mani nei capelli.
La casalinga di Voghera ha cambiato mestiere.
Ma la casa brilla e profuma.
Questo è ciò che conta.


lunedì 3 settembre 2012

I misteri dell'Albavilletta

I più assidui lettori di questo blog ricorderanno il post sui battiscopa fantasma e le mille peripezie del buon Mastro Geppetto impegnato nel tentativo di inseguire chissà quali geometrie sui muri dell'Albavilletta.
Ma anche tra i più attenti di voi, nessuno avrà colto le strategiche omissioni da noi operate che lasciano presagire oscuri misteri in quel d'Albavilla...

Quando ci siamo occupati di asportare i battiscopa, abbiamo deciso di lasciare al suo posto una pessima copertura dello stipite della porta d'ingresso che ricoprire i segni di una più o meno recente sostituzione.
In un giorno come tanti, tra sabati come pochi, prima di cimentarmi nel secondo round di imbiancatura, ho deciso di far sparire quei maledetti pezzi di legno scrostato che tanto turbavano la nostra armonia.

Un breve pausa di allegrezza


Alla faccia del Feng shui, mi sono aggrappato allo stipite con l'illusione di asportarlo con facilità, ma i chiodi andavano troppo in profondità in quel legno nodoso.
Persa la pazienza nel 1997 quando non riuscii a terminare Final Fantasy 7, mi sono scagliato con veemenza su quella stramaledettissma asse, inveendo con quanto fiato avevo in gola.
Dopo istanti di scricchiolii, quando finalmente sono riuscito a scastrare quel patchwork mal riuscito, un tintinnio anomalo cattura la mia attenzione.
Lancio con noncuranza lo stipite alle mie spalle e mi chino verso lo strano bagliore.
Scosto con la mano alcuni pezzi di muro ed eccola lì, davanti a me...



Non riesco a credere ai miei occhi!
Un chiave nascosta nello stipite dell'Albavilletta!
Un tesoro! Una pietra preziosa! Quadri d'autore! Perle di archeologia!
La mente subito corre, cercando di immaginare quale scrigno segreto possa finalmente essere aperto e depredato!
...
"Aspetta un attimo"
Mi guardo attorno, con l'ansia di sentire da lontano il gracchiante latrato di Enrico Ruggeri mentre sentenzia "Questo si che è un Mistero", ma per fortuna nulla accade.

Ho provato tutte le porte (tutte? Sono due!) anche quelle d'ingresso dei vicini, ma non c'è stato verso di trovare la serratura corrispondente.
Forse una porta segreta? Un varco dimensionale? Una cassetta di sicurezza nel caveau di chissà quale banca sperduta tra le montagne svizzere?

Molte sono le congetture fatte, ma il mistero della chiave murata non è ancora stato risolto.
Confidiamo nelle vostre intuizioni.



"La verità è là fuori"
tu ri ru ri ru riii...

venerdì 24 agosto 2012

"Sunrise Manor" o "La Magione del sole nascente"


Accantonata l'idea della caldaia, la sistemazione dell'impianto elettrico rappresentava l'intervento più consistente ed urgente da portare a termine.
La fortuna di avere un fratello "ciappinaro" (dal bolognese "tuttofare") e appassionato di lavori manuali, ha dato una bella spinta al processo di aggiornamento dell'Albavilletta alla versione 2.0.

Il primo sopralluogo ha fatto emergere diverse peculiarità dell'impianto originale: circuiti non bilanciati, assenza di elementi di protezione, messa a terra inesistente, cavi inadeguati, etc. etc.

Dopo aver stretto le natiche per evitare di svenire (funziona anche con i giramenti di testa quando ci si alza in fretta dal divano, provate!), l'ingegnoso fratello ci ha chiesto di consegnargli una piantina del monolocale indicando la posizione delle prese e dei punti luce esistenti e di quelli da installare.
Detto, fatto:



Abbiamo dunque acquistato:
- mascherine in plastica bianca della Vimar, classiche, ma di nostro gusto
- un cospicuo numero di interruttori e prese, Schuko e bipasso
- decine e decine di metri di cavo
- Interruttori differenziali e magnetotermici
- inserti da muro per eventuali prese da aggiungere (poi non installate)

Peggio di un'operazione a cuore aperto...
La prima fase dei lavori si è concretizzata nell'asportazione delle vetuste mascherine metalliche, le quali, pur facendo molto anni '60, davano un vero tocco horror all'insieme.
Staccate le vecchie prese, si è passati all'inserimento dei nuovi cavi di sezione adeguata al fine di bilanciare correttamente il flusso di corrente all'interno dell'impianto. Questa parte è stata piuttosto faticosa, in quanto le canaline si sono rivelate molto piccole per la mole di cavi da tirare. Grazie alle apposite sonde siamo tuttavia riusciti a ricamare all'interno dei muri dell'Albavilletta l'ordito necessario per alimentare le nostre affamatissime utenze.
Anche la zia Erica si è cimentata nella fase di tiraggio, convinta di avere a che fare con del vellutato sartiame, forse sognando di sfrecciare tra le onde di chissà quale inesplorato mare.
Nello breve sforzo tutto quello che ha rimediato è stato un anomalo rigonfiamento sul dorso della mano sinistra, all'altezza del terzo metacarpale…

Classico abbigliamento da lavoro: zatteroni in sughero e camicia hawaiana.
Per non parlare della postura ineccepibile per tirare un cavo.

Credeva forse di giocare al tiro alla fune? Bah...
Con il sillogismo "Donna, sedere. Uomo, lavorare", la zia è stata allontanata e messa a pulire come Madre Natura ha stabilito.

Completato il lavoro, le tenere mascherine sono state riavvitate e sacralmente ammirate.

Foro provvisorio per prendere meglio la scossa

L'intervento è stato concluso in una seconda giornata dal solitario fratello (essendo noi bellamente in vacanza a Ferrara, degustando i tipici cappellacci alla zucca), il quale si è prodigato tanto per rendere l'Albavilletta sicura e a prova di fulmine.

Classico film d'azione: "filo blu o filo marrone?"

Speriamo abbia fatto un buon lavoro, dal momento che sono state rinvenute lattine di birra in giro per la casa...



Alla visita successiva, Erica ed io abbiamo deciso di testare l'impianto facendo appello al più grande supereroe di sempre.

"Sia fatta la luce" esclamammo all'unisono.
...
...
...
E luce fu.

Yeah.


martedì 14 agosto 2012

Battiscopa fantasma


Nel momento stesso in cui abbiamo messo piede nell'Albavilletta, uno dei primi pensieri è stato "Via quei battiscopa!". L'esternazione non è stato frutto di un mero vezzo estetico, ma di una reale necessità: ad ogni passo c'erano almeno due "stonck" di pezzi che si staccavano facendoci pensare ad un curioso caso di Poltergeist.
Fortunatamente ci siamo potuti risparmiare ulteriori spese per l'esorcista semplicemente staccando con forza i vetusti battiscopa che infestavano le mura di casa. Dal momento che le mura della monocasina sono non solo storte, ma anche convesse o concave nelle più svariate direzioni, la nota divertente è che i battiscopa erano praticamente attaccati solo alle estremità.
Un raro esempio di connubbio tra utilità ed estetica…

Tolti i battiscopa ci siamo chiesti "E mo'?"
"Ne mettiamo di nuovi?" suggerì una voce lontana "ve li regalo io!"
"NO, grazie!"
Allora che fare?
La risposta era lì, invisibile, davanti ai nostri occhi. Come dice sempre Gerry Scotti a Chi vuol essere milionario, "la risposta è già nella domanda": la casa è vecchia, lo stile pure, cerchiamo di rispettarlo. Dipingiamo i battiscopa!
Detto fatto! Dopo l'imbiancata, il passo successivo è stato portare alla luce i battiscopa fantasma!
Innanzitutto è stato necessario stuccare i buchi lasciati dai chiodi dei precedenti zoccolini ed i solchi dovuti al distacco dell'inutile colla usata per farli stare al loro posto.
Dopodiché, abbiamo scelto l'altezza alla quale pitturare i battiscopa in modo tale da coprire i segni lasciati da quelli precedenti. Per aiutarci, abbiamo segnato sul muro dei riferimenti a distanza regolare, sulla base dei quali abbiamo successivamente provveduto a tirare lo scotch.
Se avete dei muri perfettamente in squadra sarà un gioco da ragazzi. Se invece avete un'Albavilletta, beh… buona fortuna!




Una volta che avete protetto anche i vari profili, potete cominciare a pittare. Io ho utilizzato uno smalto a base d'acqua: una volta asciutto rimane lucido e fornisce un'adeguata protezione contro le scope battenti (non a caso si chiamano battiscopa!) e le involontarie pedate.
L'unico accorgimento, scoperto a mie spese, consiste nel togliere lo scotch non appena avete finito di pitturare un tratto.
In caso contrario, il rischio è che parte dello smalto venga via come una sottile pellicola. Dunque, cercate di fare bene tutto con la prima mano.
Nel caso di piccoli ritocchi c'è sempre tempo.
Anche questo l'ho scoperto a mie spese… Credo di aver dato fondo al mio intero repertorio di Moana Pozzi per riuscire ad assumere posizioni adeguate alla realizzazione dell'opera.

Al grido di "Albavilletta dammi la forza" sono sopravvissuto

Ma per i preziosi 30mq questo ed altro!

Al termine della prima mano


Nel prossimo post: cortocircuitiamo l'Albavilletta!

giovedì 9 agosto 2012

Che più bianco non si può!

Come in ogni buon progetto di ristrutturazione, è bene cominciare con delle opere di manutenzione ordinaria. Dopo aver valutato interventi murari, divisioni in stanze (!!!), controsoffittature, cartongessi, soppalchi e altri simpatici interventi ci siamo detti: "Cosa c'è di meglio di una bella rinfrescata a muri, soffitti e pareti varie?".
Ecco, è meglio...

E così, per cominciare, il buon Mastro Geppetto si è recato al Brico locale per acquistare il nécessaire del buon imbianchino improvvisato: rulli, bastone estensibile, secchio con sgocciolatoio, pennellone marca Cinghiale, vaschetta, teli protettivi, thè alla pesca e, per concludere, un bel bidone di pittura bianca traspirante pre-diluita da scansafatiche (perchè l'imbianchino improvvisato non ha voglia di imbiancare, è un dato di fatto).
Per il delicato intervento ho richiesto la consulenza dal buon Fì, compagno di mille avventure improvvisato aitante garzone per l'occasione.

Si nota come subito abbia preso seriamente il progetto

Arrivati in loco ci siamo messi subito all'opera.
Abbiamo innanzitutto ammassato tutto l'arredo nel centro dell'Albavilletta come dei campioni di tetris per poi stendere i teli protettivi sul pavimento. Abbiamo protetto con lo scotch tutti i bordi sensibili e ci siamo organizzati per cominciare. Come il manuale dell'imbianchino improvvisato suggerisce, siamo partiti dalla parete meno illuminata per avvicinarci infine alla zona finestre.
Io ho imbracciato il rullo più grande con bastone estensibile, mentre il buon Fì è stato equipaggiato con il rullo da 10 cm, con il quale imbiancare l'ingressino.
Mi preme sottolineare che nessuno dei due ha nulla da dimostrare...

10 punti cioccolata a chi trova l'intruso...

Tra un grande W disegnata con la vernice e l'altra (come indicato nel manuale), la mattinata vola e alle 12.15 ora locale abbiamo imbiancato ben poco: ingressino e paretina corta...
Accidenti! Siamo in ritardo sulla tabella di marcia!
Ma quel ch'è fatto è fatto.

Congedo il buon Fì e dopo il tradizionale lauto pasto dominicale, torno in pompa magna ad Albavilla deciso a compiere un'opera di devastazione pura. Dal momento che abbiamo scelto di svincolarci dal gas, i tubi all'interno dell'Albavilletta si sono rivelati piuttosto "inutili" e dunque da estirpare.
Di seguito una sequenza di scatti che testimonia la levatura dell'intervento...

Atmosfera rovente ad Albavilla

"Cava! Povta uno stvaccetto!"

Niente più tubi!

Terminata la cementazione delle aperture dei tubi, giungono i miei genitori per valutare lo stato dei lavori. Appena entrata, mia madre esclama:
"Beh, ti è venuta bene, è tutto bianco!"
"Grazie mamma" rispondo io con tono sardonico "tenendo conto che praticamente non ho ancora imbiancato..."


Ma si sa, la mamma è sempre la mamma.




Vi aspettiamo per il prossimo post: "battiscopa fantasma..."