giovedì 21 giugno 2012

Questione di feedback - parte 2


Domenica pomeriggio. Tradizionale pranzo familiare finito da poco. Come sempre mi preparo in fretta e furia per andare dalla squinzia. Il mio nipotino mi si para davanti e allunga una mano: vuole un pennarello, un foglio e li vuole adesso.
Vuole disegnare.
Lo guardo e non resisto.

“Cosa disegnamo?”
“…faccio un disegno per Erica! Così glielo porti!”
“Ok, cosa disegni per la zia?”
“Faccio un disegno della vostra casa”
“Tesoro! Va bene, così poi lo attacchiamo subito sul muro”

Gli do i pennarelli e un foglio.

Lo guardo impegnarsi mentre si accanisce sul quel povero foglio di carta riciclata. Non resisto. Ho paura, ma devo chiederglielo. Sono troppo curioso.

“Federico… ti è piaciuta la casa degli zii?”

Non stacca gli occhi dal foglio, ma mi ha sentito. Aggrotta la fronte e sembra pensarci.
Ci sta pensando seriamente.

“Si, è bella…”
Fa una piccola pausa. Valuta quanto ha appena detto e subito corregge il tiro.

 “anzi, è BELLISSIMA! C’è un balcone grandissimo!”


Commozione pura

Da notare la copertura in plastica verde accanto alla porta di ingresso, il pezzo di soffitto rotto e il magnifico camino-albero


mercoledì 13 giugno 2012

Quando il due viene prima dell'uno

Eccoci qua, a scrivere il primo post in diretta da Bologna.
Forse molti di voi non sanno che mi sono pseudo-trasferito in Emilia per lavoro. Ho avuto la fortuna di trovare un posto per il quale mi sono specializzato nell'ultimo anno, nella città natale di Erica, con parenti disponibili ad ospitarmi per rendermi più dolce il passaggio. E più sostanzioso. Al sapore di tagliatella.
A Milano paradossalmente non ho trovato lavoro. Dopo aver passato due mesi a chiamare quotidianamente aziende su aziende, nessuno si è interessato ad un baldo giovane neo-laureato già con esperienza. Mesi di frustrazione e a tratti inutili, giorni pesanti in cui ho sperimentato il senso di disperazione che, ahimè, molti ha colpito in questo difficile periodo.
Ho imparato a inviare curriculum in automatico, però. Utile!

"Ma come?" dicon tutti, voi inclusi "ora che avete comprato l'Albavilletta, ti trasferisci?".
"Ma che fretta avevate? Che senso ha? La vendete? Siete sicuri?"
etc. etc. etc.

Ecco una serie di risposte che fugheranno ogni vostro dubbio...

L'albavilletta non è una casa. E' più un magazzino adibito ad abitazione, un antro, una grotta per orsi che svernano, la tana dei Weasley o il sottoscala di Harry, un "piede-a-terre" di qualità, una stanza più servizi, un mono-monolocale.
Ci si sta in due certo, ma per poco tempo perchè la quantità di ossigeno cala rapidamente. Vi immaginate Erica e me ad inseguire dei pargoli in carenza d'ossigeno? Non fa bene alla salute!
Per questo motivo, in sede rogito abbiamo deciso di acquistarla come seconda casa, senza invocare il diritto di prima casa. Su una cifra così infima il risparmio, in caso avessimo scelto di farne la nostra prima casa, sarebbe stato davvero limitato e tenendo conto che lo si può invocare una sola volta in the life, tanto vale aspettare per qualcosa di più impegnativo. O no?
Siamo così giunti al primo punto: l'Albavilletta non è una prima casa e quindi non ci vincola.

Altro aspetto rilevante è rappresentato dalla necessità di portare a casa del buon conio. Se non lavoro come cavolo la pago l'Albavilletta? E tenendo conto che il lavoro l'ho trovato solo a Bologna, là mi son tuffato. Che coincidenza, verrebbe da dire, no? Il destino è ancora lì che fa "Ah ah ah!".
Punto secondo: mi sono spostato dove ho trovato lavoro.

Infine bisogna considerare la nostra ferma volontà di investire in questa mini porzione di corte novecentesca che chiamiamo casa. Nonostante le recenti vicissitudini, stiamo continuando a progettare, acquistare, ristrutturare, installare, modellare, pulire e invitare. Amici, s'intende.
Se già in previsione di inevitabili spostamenti avevamo intenzione di tenerci stretta l'Albavilletta per continuare a vivere con i Nostri, ora, alla luce di possibili ricongiungimenti familiari bolognesi, tenere una base d'appoggio in quel del comasco avrebbe ancora più senso.
Terzo ed ultimo punto di questa disamina: l'Albavilletta è per sua natura una casa di campagna.

Chiaro, conciso, preciso e, soprattutto, inevitabile lo spostamento per lavoro in un momento come quello attuale. La fortuna di trovare un buon posto in un luogo amico è qualcosa che sarebbe stato stupido rifiutare.
Peeertanto, ora siete stati edotti su ciò che intendiamo farne di questi 30mq.
Non abbiate paura: continuerete ad essere sollazzati dalle mitiche avventure degli albavillesi.
Vedrete i prossimi aggiornamenti...